Se qualcuno vi facesse la domanda "Qual'è il regalo più bello che ti hanno mai fatto", sapreste rispondere con facilità?

E' una domanda assolutamente non comune, apparentemente infantile, per cui può prendere alla sprovvista. Magari nella vostra vita, non sentirete mai questa domanda. O forse la sentirete più di una volta e a distanza di anni, darete una risposta differente.

Nel mio caso, vediamo... forse quel fucile che pubblicizzavano in televisione, che sparava palline colorate, che mia sorella mi regalò al mio compleanno e che non durò più di... 20 minuti prima di rompersi? Beh è stato un bel regalo, peccato per la bassa qualità.
Quel paio di scarpe regalatemi da un mio amico che ogni tanto mi metto tutt'ora? Beh sono comode ma... no.
Quel CD musicale della Collector's Edition del gioco di Sonic? Beh, è bello ma è più qualcosa di affettivo, non credo si possa definire il più bello mai ricevuto.

Mentre voi pensate a quale può essere il vostro regalo più bello che vi hanno mai fatto... vi voglio raccontare una storia vera.

D'altronde se siete venuti qua, probabilmente è perchè:

- qualcuno vi ha dato il link
- avete cercato delle specifiche parole su qualche motore di ricerca
- avete scritto male l'indirizzo di un altro sito (ma allora perchè state leggendo?)

per cui state comodi e leggete (o se avete sbagliato, cambiate indirizzo!)

Immaginate un puzzle. Immaginate che qualcun'altro lo stia facendo e voi state li a guardare. Non ha centinaia di pezzi, ma è di quei puzzle che non capisci il soggetto finchè non è quasi completato. Una sorta di puzzle - rebus.

Io e Claudia, la mia ragazza, ci siamo conosciuti nel primo anno della scuola media. Per caso, a dire il vero. Io avevo scelto come lingua straniera l'inglese, lei la lingua francese. Nella sua classe però non c'erano abbastanza iscritti, per cui io fui sorteggiato ad entrare nella sua classe ed imparare, controvoglia, il francese.
Allora eravamo solo ragazzini, avevamo solamente 10 - 11 anni, inoltre nessuno dei due avrebbe immaginato, tantomeno creduto, quello che sarebbe accaduto 16 anni più tardi. Ovvero, che ci saremmo messi assieme

Lei mi ha insegnato tantissimo, così come io le ho insegnato tanto a lei. Ci completavamo.
Con lei riuscivo ad essere me stesso ed a trovarmi bene, senza dover fare salti mortali per comportarmi in modi a me non consoni. Riuscivo a essere me stesso: simpatico e spensierato nei momenti normali, serio e deciso se la situazione lo richiedeva.

Tra le tante cose che ha fatto per me, posso citare:

- Mi ha fatto capire cosa si prova ad amare una persona ed essere amati, cosa si prova a sentirsi "importanti" a qualcuno che non facesse parte della propria famiglia
- Mi ha convinto a tornare a guidare la macchina. Dopo che un mio amico se ne andò per sempre a causa di un incidente in macchina causato da un colpo di sonno, stetti lontano dal volante per diversi anni.
- Mi ha spinto a fare cose che credevo non avrei mai potuto fare, come andare da Genova a trovare dei miei amici in provincia di Arezzo... oltre 4 ore in macchina!
- Mi ha fatto apprezzare l'arte del teatro, portandomi a vedere qualche spettacolo interessante, come Amleto allo Stabile di Genova, "I cattivi a teatro" ai parchi di Nervi, qualche cena con delitto nelle quali in alcuni io presi parte come ospite improvvisatore
- Mi ha fatto girare per varie città molto interessanti come Nizza, Parigi, Berlino, Verona, Venezia (beh... Venezia non mi è piaciuta un granchè, a dire il vero. Ma mica per colpa sua!)

e decine di altre cose, impossibile da citare tutte quante in oltre tre anni di relazione.

Tutto quello che ho scritto finora, rappresenta il primo pezzo del puzzle di cui ho parlato prima.

Aggiungo il primo pezzo: Tack.

Venerdì 12 dicembre 2008.

In un piccolo ristorante nel centro città, dove avevano organizzato la cena con delitto, organizzano una cena con "sfida di improvvisazione a squadre", chiamata Improker.
Chiedo alla Claudia se vuole partecipare, ma... ahimè, lei quella sera lavorava e solitamente se lavorava non ci vedevamo. In più il costo di 35 euro a testa per una cena, non era molto allettante. Così non ci andai, pensando "Ci sarà un'altra occasione".

E aggiungo un secondo pezzo del puzzle. Tack.

Domenica 3 gennaio 2010

Purtroppo questa data è una data che rimarrà tragica per me e non la dimenticherò facilmente.
E' la data in cui la mia ragazza... se ne è andata. Per sempre.
Per sua fortuna, non se ne sarà neanche accorta. Un malore improvviso ed inatteso se l'è portata via, la terribile telefonata di suo padre è arrivata proprio quando avevo appena indossato la giacca per andarla a prendere. Eh già, quel giorno dovevamo vederci.

Ecco il terzo pezzo nel puzzle. Tack.

I miei pensieri pochi giorni dopo il fattaccio erano: "E ora? E adesso? Cosa farò? Cosa ne sarà di me?"
Avevo così tanti progetti, così tante cose da fare con Claudia e non potevo più farle. Non solo, avevo perso la fiducia in me stesso che mi ero creato stando con lei, quando stavamo assieme pensavo "finalmente qualcuno che mi apprezza per quello che sono".
Si certo... gli amici mi ruotavano attorno come se fossero stati tanti piccoli satelliti e io fossi il loro pianeta, ma facevano tante promesse tipo "una di queste sere facciamo una cena tutti assieme" o "tranquillo, ti verremo a trovare". In realtà sapevo che nella maggior parte dei casi non si sarebbe fatto niente. Forse perchè sembravo aver reagito fin troppo bene e non c'era bisogno del loro aiuto. Ovviamente, questo che ho detto è diverso per gli amici che abitavano in città distanti da me. Li c'erano anche problemi logistici di altra natura.

I primi giorni dopo il funerale sono stati tragici anche per i genitori della Claudia. E come biasimarli.
Li chiamavo al telefono ed era una valle di lacrime da entrambe le parti. Così ho appeso un cartello virtuale "Oggi non chiamare i suoi genitori. Domani si" davanti al telefono. Ed ogni giorno vedevo lo stesso messaggio.
"Forse un giorno riuscirò a parlarci di nuovo con loro... avevo promesso che mi sarei fatto risentire, che non li avrei dimenticati." pensavo malinconicamente.

Tack.

Gli amici più cari, quelli che mi conoscevano meglio, erano preoccupati. "Questa cosa rischia di farlo chiudere in se stesso ancora di più. Rischia di attaccarsi al computer e non staccarsi più". E anche se non mi va di ammetterlo, allora avevano ragione. Ero troppo devastato psicologicamente per fare dell'altro. Certo se c'era da uscire, uscivo volentieri. Ma se non c'era da uscire, col cavolo che mi trovavo qualcosa da fare da solo.
Mia sorella il giorno del funerale mi disse "Trovati qualcosa da fare. Ad esempio non so... ti piacciono i giochi di ruolo? Cerca un gruppo qua a Genova. Oppure impara a suonare uno strumento... "
"Potrei provare a fare teatro" dissi li per li. Durante le cene con delitto, mi piaceva recitare, mettermi in gioco, quindi... perchè no? Inoltre un mio collega lo aveva fatto e mi piaceva il suo modo di parlare e la sua elasticità mentale. Magari mi avrebbe aiutato a distrarmi.

Altro pezzo: tack.

Iniziai così a informarmi per trovarmi un hobby, ma le speranze erano vane: i corsi delle scuole di recitazione iniziavano tutte a ottobre. Ed eravamo a Gennaio.
Quella che mi era stata consigliata come scuola seria non poteva eventualmente neanche inserirmi nel corso, era troppo tardi. Inizio a pensare "Pazienza, aspetterò ottobre", la mia parte realistica pensava "si, vediamo a ottobre come ci arrivi, se psicologicamente integro o meno"

In ufficio parlo con un mio collega della questione teatro, accennando che mi piaceva fare teatro perchè recitare improvvisando al Mentelocale durante le cene con delitto mi piaceva. Il mio collega mi dice "Mah guarda, facevano degli spettacoli di improvvisazione a teatro, chiamati Imprò... magari informati un po' se c'è una scuola che insegna"

Tack.

Cerco questo "Imprò" e trovo effettivamente una scuola che non avevo mai sentito nominare. Mando loro una mail pensando "Boh. Magari mi rispondono. O fanno due corsi separati, chissà. Al più mi dicono di andare a ottobre".

Mi risponde la presidentessa dell'associazione e mi scrive "I corsi sono già iniziati ed è troppo tardi per inserirsi, però tra breve inizieremo un corso di degustazione per chi non vuole aspettare fino a ottobre". Oh bella, che novità. Finalmente una buona notizia.

Tack.

Decido di partecipare al corso e mi iscrivo al volo. Senza molte aspettative a dire il vero. Così da pensare "Vediamo cosa succederà... se è interessante o meno"

Arriva il giorno della prima lezione a Marzo, conosco l'insegnante e confido - inizialmente solo a lei - che sono presente al corso in quanto mi devo riprendere da un "bruttissimo lutto" senza specificare altro.

La lezione inizia, conosco i miei compagni di corso, ci divertiamo e ci facciamo tante risate. E' evidente però che la mia timidezza mi penalizza parecchio.
Il tempo vola, letteralmente e la lezione finisce.

Torno a casa e penso "Però, non male questo corso. E' stato divertente. E' stato relativamente facile relazionarmi con le altre persone li dentro mentre giocavamo. Peccato però che appena uscito fuori, non sono riuscito a parlare con nessuno, mentre gli altri erano quasi tutti gruppetti già fatti. Temo che rimarrò il solito timido e non combinerò niente. Sarà tutto inutile".

Tack.

I miei amici e colleghi mi girano un po' intorno curiosi di sapere com'è andata, dico tutto bene, che è stato divertente. Attendo con impazienza la seconda lezione.

Nella seconda lezione, le cose vanno meglio. Inizio ad avere più padronanza delle mie capacità improvvisative, venendo inoltre comicamente scambiato per essere volontario a praticare un monologo improvvisato che li per li non mi sembrava particolarmente facile e che invece è andato molto bene.. Tra me e me penso "Che strana cosa! Avevo il vuoto in testa, eppure le parole uscivano da sole. E pure bene. Ed è pure piaciuto. Wow!" e iniziano a fioccare i primi "bravo" e "ben fatto" da parte di insegnante e altri allievi, che si sono divertiti col mio monologo.

Tack

La terza lezione, segna una specie di svolta. Era una lezione basata sui sentimenti.

Primo esercizio decisamente "crudele": girare per la stanza a caso, cercando di dare occhiate particolari a altri allievi, in modo da far capire che siete interessati a loro. Stare attenti alle occhiate che loro rivolgono a voi. Al segnale dell'insegnante, correre a braccia spalancate verso la persona che avete puntato e che secondo voi è interessata a voi ed abbracciatela. Se riuscite ad accoppiarvi, avete vinto
Di 17 persone, solo 3 coppie si formano. Nessuno era corso da me per abbracciarmi, così ci sono rimasto un po' male, anche se non mi aspettavo che succedesse, d'altronde non sono mai stato bravo nel captare segnali di gente che si interessa a me. L'insegnante dice "fate tesoro dell'emozione che avete provato quando avete visto chi avete puntato che non ha ricambiato perchè sul palco per alcune scene potrebbe tornarvi utile".

Secondo esercizio: se quello di prima è stato un esercizio crudele, questo sarebbe stato CRUDELE al quadrato. Girare a caso per la stanza, pensando ad una situazione particolare, un evento, qualcosa che generi una emozione, se possibile opposta al proprio carattere. Se uno è sempre felice, pensarne ad una triste. Se uno è sempre triste, pensarne ad una felice. Al comando dell'insegnante, aprire una porta virtuale, affrontare l'emozione data dalla situazione, chiuderla ed aspettare che gli altri finissero.

Mentre camminavamo, io non ero affatto sereno "No no... io fingo di stare male me ne vado. Io non ce la faccio. Io se penso alla Claudia e devo manifestare in pubblico con dei semi sconosciuti i miei sentimenti, dopo tutta questa opera di contenimento, avrò un crollo psicologico. Non voglio scoppiare a piangere davanti a tutti che figura ci farei? Ne penso ad un'altra" ed effettivamente penso ad un'altra situazione vissuta, sempre brutta ma non orribile.

L'esercizio viene compiuto ma mi rendo conto che qualcosa non va. C'è qualcuno che sta piangendo. Qualcuno tira pugni e calci al muro. Ma che succede? Perchè?
Chi ha finito l'esercizio viene invitato ad uscire nell'altra stanza per non disturbare gli altri, alchè mi viene da pensare che ho sbagliato tutto. Dovevo fare le stesse cose che facevano loro, prendere a calci e pugni il muro, sfogarmi, disperarmi a più non posso.

Tack

L'insegnante capisce che il clima che si è creato non è dei più sereni, ma purtroppo andava fatto. Così finito questo esercizio, ci presenta il "gioco dei mondi" quattro persone sono al muro, il visitatore deve visitare ogni mondo, improvvisare con la persona che ci sta dentro una situazione con un problema da risolvere comandata da lei.
Il suo scopo: cercare di andarsene con una scusa ben congegnata
Lo scopo dell'altro improvvisattore: tenerlo senza farlo andare via finchè il problema non è risolto.

Uno dei mondi... beh è stato particolare. La padrona del mondo era una ragazza che improvvisa di essere stata cornificata dal suo fidanzato, si incazza con lui sfogandosi su di me e, strusciandosi sensualmente, mi accompagna verso la camera da letto per vendicarsi del tradimento. A fare cosa, lo si può ben immaginare.
La stanza è stata illuminata da una luce rossa: era la mia faccia. Devo essere arrossito come non mai, mai stato così imbarazzato in vita mia. Riesco a svicolarmi, solo grazie all'insegnante che mi ricorda lo scopo dell'esercizio, ma che fatica!

Finisce la lezione, vado a prendere la macchina per tornare a casa ma... mentre vado, tiro con rabbia un pugno ad uno dei palazzi a fianco a me "Cosa le viene in mente di improvvisare una cosa del genere? Con me?" penso, massaggiandomi la mano dolorante. "Se solo sapesse cosa ho passato! Maledizione, era tutto falso, tra l'altro! Ha giocato con i miei sentimenti! Se solo fosse stato vero almeno penserei che posso ricominciare una nuova storia e invece no. Era tutto falso. Vaffanculo."
Un attimo. "Se solo fosse stato vero"...? Ma cosa vuol dire? Io non pensavo minimamente di volere una nuova storia con una ragazza adesso. E invece... ora speravo che fosse stato tutto vero? Per ricominciare? Da capo?

E allora capisco che sono pronto davvero per ricominciare, che è tra i miei obbiettivi non arrendermi e cercare una nuova compagna, che l'aver perso la Claudia non mi preclude il fare altre conoscenze e magari nuove storie. Arrivo alla macchina che sono nuovamente calmo e sorridente, facendomi beffe di me stesso.

Tack

Ritorno a casa e ripenso alla serata appena passata, mi rendo conto di essere davvero felice perchè l'insegnante disse che "sono bello da vedere in quanto duttile" e che posso fare molteplici ruoli con facilità, E per la prima volta dopo tanti anni mi sento DAVVERO apprezzato.

La lezione sui sentimenti era servita. Avevo scoperto qualcosa in più di me, a capirmi meglio.
Una nuova luce brillava nei miei occhi, una luce che mostrava più sicurezza. Andai vicino al telefono, presi il cartello virtuale "Oggi non chiamare i suoi genitori, domani si" e lo strappai in mille pezzi.
Il giorno dopo presi il telefono, pensai "chi se ne frega. Li chiamo. Al più... improvviso" e chiamo i suoi genitori, combinando un incontro per il giorno successivo. Incontro che tra l'altro va benone, riesco a parlare con loro (senza che la riunione sia una valle di lacrime, anzi), organizziamo per un invito a cena a casa loro e addirittura riesco a coinvolgerli a vedere alcuni spettacoli della mia associazione.

Tack

La quarta lezione, è stata molto redditizia. Finalmente mi sono reso conto delle mie potenzialità latenti, affrontando un esercizio di esame di fine primo anno (monologo improvvisato di un oggetto immobile: un anello di fidanzamento schizzinoso!) con risultati più che soddisfacenti, torno a sedermi tra risate e applausi

L'esercizio "I mille modi per..." col tema "Rosso" genera 46 scene diverse (23 per squadra), poi l'insegnante ci ha interrotti o andavamo avanti per tutta la notte.

Esco da quella lezione, sapendo che ho davvero un talento latente rimasto dormiente per troppo tempo.
E per la prima volta dico: "Quel palco deve essere mio. Io DEVO salire sul palco. Devo dimostrare quanto valgo e lo dimostrerò a tutti! Finora molti hanno riso di me, ora è il mio turno e li farò ridere!"

Tack

Lo stesso week end faccio uno stage con un famoso improvvisatore argentino che è stato davvero interessante e ha migliorato parecchio la mia capacità di inventare storie. Ed attenzione perchè uno dei pezzi critici del puzzle si trova proprio qua.

La presidentessa dell'associazione mi dice al mio arrivo "pensa che è tutto merito tuo se esiste il corso di degustazione che stai facendo". Rispondo un po' confuso: "Eh? Cosa vuol dire?" e mi racconta per l'appunto che non c'è mai stato un corso di degustazione prima d'ora, questo è il primo in assoluto. La mia mail li ha convinti a tentare, perchè prima di me aveva scritto solo un'altra persona e loro hanno detto "Mah, proviamo ad aprire le iscrizioni, se poi c'è gente lo facciamo".

L'ho trovato strano, curioso... ironico. Perchè in altre circostanze io non mi sarei trovato la, dovevo essere fuori con la Claudia.

Tack

Finisce lo stage. Martedì torno a lavorare e ripenso alla presidentessa che diceva "Il nostro non è un campo facile, la nostra pubblicità più grossa è il passaparola" e penso "magari se facessero qualche format diverso, si potrebbero far conoscere meglio, anche da chi non frequenta i teatri. Magari una cena con delitto. Oppure non so... quello spettacolo di cena con improvvisazione teatrale che c'era due anni fa. Come si chiamava? Ah si, Improker. Chissà se ci hanno pens... IMPROKER?"

Inizio a sudare freddo. E non scherzo. Vengo colto da attimi di panico. Imprò è l'inizio della formula usata per gli spettacoli di improvvisazione della mia associazione, Improker è formato da Imprò e Poker. Non è che... No dai. E uno scherzo. E' una candid camera.
Vado sul sito del ristorante dove veniva pubblicizzato l'evento, torno indietro nel tempo con gli eventi. E credo che non sia difficile per te immaginare che cosa ho letto: gli organizzatori erano proprio gli stessi della mia associazione.

Rimango fisso. Immobile. Penso "Era destino che io andassi con loro? Non ci sono andato due anni fa, ma ci sono finito ora." e poi "Se è uno scherzo è di PESSIMO gusto."

Perchè io non credo minimamente al destino.

Se la vita è già predeterminata, ha senso viverla? Non per me! Sarebbe come guardare un film. Inizia, finisce, non hai modo di interagire. Stop. Che stupidata sarebbe? No non lo accetto minimamente.

Non essendo religioso non accettavo neanche un discorso del tipo "E' un intervento divino che fa andare le cose così". Non va bene, non per me! Io non credo e non intendo credere, specie perchè la religione cattolica è rappresentata da una chiesa troppo ipocrita.

Ma tutti i tasselli del puzzle non potevano neanche essere solo coincidenze!
- Se fossi andato all'Improker avrei saputo della loro scuola, forse mi sarei iscritto se c'era ancora tempo per farlo e per inserirsi. O forse l'avrei fatto nel 2009.
- Claudia è mancata e questo mi ha portato a conoscere l'associazione, cosa che sarebbe potuta accadere due anni prima
- Se non avessi mandato la mail per avere info, non avrebbero neanche fatto il corso di degustazione a cui partecipo
- Se non avessi partecipato al corso non mi sarei reso conto di quanto fosse grosso questo mio talento latente
- Se non avessi saputo del talento latente, non starei a pensare "Io su quel palco ci voglio andare"

Giuro, ho avuto una crisi mistica. O qualcosa del genere. Non mi vergogno a dirlo, sono andato su Wikipedia a vedere cosa dicevano sul Karma, sul cui ho una credenza seppur scettica.

La cosa più rilevante l'ho trovata sull'induismo, che riportava la seguente frase

"Se si produce sofferenza o si interferisce negativamente con il Dharma o legge universale, si produce karma negativo; se si fa del bene, si produce karma positivo. Nelle vite successive (o nella vita corrente) si dovrà pagare o si verrà ripagati per le azioni compiute in precedenza"

Alchè mi è venuto in automatico pensare "Tutto il bene che ho fatto alla Claudia in questi anni in cui siamo stati assieme sta tornando indietro sotto forma di eventi positivi" e non so perchè, sono stato preso da dei sensi di colpa strazianti.

Ok, le cose stavano andando bene. Mi divertivo, avevo scoperto tante cose di me nuove... ma a quale costo? Tutto questo a costo della vita della Claudia? Non potevo accettarlo.
Ma era tardi. Online non c'era nessuno di fidato con cui parlare, ho preso il telefono in mano, stavo per chiamare qualcuno, ma poi vedendo l'ora tarda ho desistito. E ho pianto. Mamma mia quanto ho pianto. La mia gatta mi guardava e sembrava dirmi "Ma che fai? Sei scemo?"

Solo, abbandonato e con un senso di colpa tremendo. Ho provato le emozioni che non ho provato quella sera, alla terza lezione di improvvisazione. La voglia di sbattere i pugni contro la scrivania o il muro era forte, ma rischiavo di attirare l'attenzione dei miei che erano a dormire... e se si fossero svegliati e fossero venuti da me a "consolarmi", mi sarei trovato a dover ascoltare i loro tentativi di consolazione molto clichè che in quel caso non sarebbero serviti a niente, anzi avrebbero dato fastidio e basta. No grazie, non ne avevo proprio bisogno.

Ma il puzzle non era ancora completo! Il tassello successivo avrebbe sconvolto tutto il disegno!

"Guarda te. In che situazione mi trovo. Maledizione... E tutto deriva da quel giorno. Quando la claudia è mancata. Tutto proviene da li. Bel regalo che mi ha fatto!"

Tack.

"... regalo?"

E qui la situazione è critica. Perchè sto benissimo normalmente, ma quando ripenso al ragionamento che ho fatto quel giorno, mi tornano le lacrime agli occhi. Ed ora in effetti ho la vista un po' annebbiata. Ma non mi vergogno a dirlo. Perchè quelle che usciranno saranno lacrime di gioia, non sarà una mia debolezza che ho voluto tenere nascosto, una "maschera al cuore" che ho indossato per tanto, troppo tempo.

Non credo nel destino
Non credo in interventi divini
Credo limitatamente al Karma a livello personale
Ma c'è una cosa a cui credo FERMAMENTE

Claudia non mi ha mai abbandonato. E' sempre stata con me. E questo... questo è il suo regalo di addio per me.

Lei sapeva quanto mi piaceva recitare ed improvvisare, così, in qualche modo, con i poteri conferiti a chi "ha ancora delle faccende in sospeso", ha organizzato il tutto.

Grazie a lei
- Mi sono messo in contatto con Le Impronte, che già avrei conosciuto allora se fossimo andati all'Improker.
- La presidentessa de "Le Impronte", vedendo la mia E-mail, ha detto "Ok facciamo questo corso"
- Ho scoperto quanto fosse grosso il mio talento latente dell'improvvisazione e in generale, quanto mi piace mettermi in gioco
- So che posso andare avanti e farmi un'altra vita con qualcun'altra, che sono pronto a ricominciare
- Sono riuscito a coinvolgere i suoi genitori nella mia attività, facendoli uscire e divertire un po'
- Ho ripreso più sicurezza, la mia timidezza si sta affievolendo, riesco a usare parti del mio carattere che magari non sarei riuscito a usare prima
- Riesco ad esprimere meglio i miei sentimenti, cosa che magari mi penalizzava un po' in precedenza
- Voglio fare una cosa che non ho mai fatto: salire su quel maledetto palco del teatro e arrivare più avanti che posso.
- ... probabilmente andrò ad un ristorante cinese con i compagni del corso. Ma tant'è... dovevo andarci con lei, quindi da qui non si scappa :)

Insomma, per farla breve: Claudia mi ha regalato UN FUTURO.

Mi ha regalato un nuovo scopo e mi ha dato, tassello dopo tassello, i mezzi per rincorrerlo. Senza dubbio, quello che combinerò da oggi in poi lo dovrò a questi cambiamenti che inevitabilmente influenzeranno la mia vita.

E questo indubbiamente è il più bel regalo che qualcuno mi abbia mai fatto. E intendo usarlo bene, intendo darle soddisfazione, far vedere che lo sto usando bene e che arriverò laddove posso arrivare e forse anche più in la.

Nella quinta e ultima lezione di degustazione, l'insegnante ci ha rivolto la seguente domanda: "Cosa lasciate e cosa tenete da questa esperienza?"
Ho colto l'assist al volo. Scegliendo di parlare per ultimo, ho detto, a tratti con voce spezzata dall'emozione e dalla commozione, che lasciavo tutto ciò che era successo dal 3 di Gennaio al giorno dell'inizio del corso e tenevo tutto il resto, perchè consideravo tutto quello che era successo da quel momento in poi come un suo regalo, aggiungendo che avevo trovato un nuovo scopo: seguire Le Impronte della mia insegnante e magari, un giorno, emozionare il pubblico, magari proprio assieme a lei sul palco.
Da questo è seguito un applauso dei miei compagni rivolto a me per questo discorso toccante, ma che in cuor mio sapevo che era rivolto a Claudia.

E quell'occasione ce l'avrò. Presto. Poco più di un mese, per mettere i piedi su un piccolo palco, con perfetti sconosciuti a guardarmi, osservarmi, divertirsi grazie alle improvvisazioni che farò assieme al mio grandissimo gruppo di improvvisatori degustatori. Ed è li che, con orgoglio, farò sfoggio del più bel regalo che io abbia mai ricevuto.

E così termina il mio racconto. Termina proprio con l'inizio di una nuova, fantastica storia, che al momento non posso raccontare perchè è ancora in corso.

Certo, se un bambino mi chiedesse "qual'è il regalo più bello che mi hanno fatto" penserei ancora al fucile che spara colori, alle scarpe o al CD musicale. Se fosse un ragazzo o un adulto, tirerei sicuramente in ballo questa storia. E gli direi anche una frase chiave che ho inventato, tratta da una storia che sto scrivendo:

Dove c'è luce, c'è sempre ombra.
L'ombra è sempre in agguato, non sei mai al sicuro. Colpisce quando meno te lo aspetti e può essere devastante quando lo fa.
Ma se un giorno fossi avvolto nell'ombra e non vedi una via di uscita, non devi disperarti.
Perchè nel buio completo, anche un misero fiammifero è capace di perforare l'ombra con la sue luce e guidarti fuori da una brutta situazione.

... e voi cosa mi dite? Qual'è il regalo più bello che vi hanno mai fatto? :)

Grazie per aver letto tutto!

Luca